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giovedì 20 gennaio 2011

Il maestro nella meditazione: Se incontri un Budda per strada, uccidilo!!

Se incontri un Budda per strada, uccidilo!
Questo è un simpatico Koan che racchiude in se la visione che si deve avere nei confronti di persone che si mostrano a noi come i "veri illuminati", detentori di verità a loro dire "assolute".

Nella meditazione molte volte la si impara da uno o più maestri, o che noi riteniamo tali.
La cosa interessante è il ciclo che si crea tra allievo e maestro....

"Maestro" o "Maestra" mi sa un po' da scuola elementare ....
L'insegnante in oriente, specialmente in Giappone, lo si definisce Sensei... ma in giappone Sensei ha anche significato sarcastico di "presunto leader megalomane" .... quindi il termine con questa doppia accezione è molto Taoista!
La cosa interessante è che se esiste un Sensei esiste anche un Senpai (studente anziano) e quindi un San (semplicemente sig./sig.ra, che nelle arti marziali sarebbe il novizio)... in giapponese esistono tante sfumature tra questi tre termini, ma mi fermo qui per brevità.

Ma partiamo con la prima fase:

Le persone, prima di intraprendere un percorso qualsiasi di meditazione o pratica relativa (arti marziali, pratiche olistiche, ecc.), si informano, acquisendo un enorme bagaglio di conoscenze alla rinfusa, spesso contrastanti tra loro, alcune addirittura errate o capite malissimo....

Sebbene tutto, la persona si guarda intorno, un po' smarrita, sognando qualcuno che lo aiuti a dirimere un po' di nebbia.

Se si ha fortuna, un po' di prudenza, e a volte pazienza, si incontra un Sensei, diventando così San in una determinata disciplina.

In questo primo passo spesso si inizia ad ammirare le doti del Sensei, tentando di acquisire il più possibile, venendo ad essere quasi abbagliati dalla bravura del maestro....

....da parte del maestro le gatte da pelare non sono poche...

L'allievo più "inspirato" è spesso quello che ha tantissime nozioni alla rinfusa, una confusione mentale ai massimi livelli, e riuscire ad ordinargli le idee e snebbiarlo da falsi preconcetti è un lavoraccio degno del lavoro in miniera di carbone.....

Il Sensei però ha degli alleati: i Senpai, i quali sono allievi anziani, quasi maestri a loro volta, che seguendo le indicazioni del Sensei affiancano l'allievo, e tentano di assisterlo, specialmente nell'evitare errori e inconvenienti vari....

L'allievo di per sé vede i Senpai con invidia, vorrebbe essere al loro posto e spesso non capisce come questi siano arrivati a certi livelli.

In questa fase: Il Sensei mostra al San cosa fare e come
Emozione del San per il Sensei: Affetto, in alcuni casi quasi cieco
Emozione del Sensei per il San: Preoccupazione!! Tanta preoccupazione!


Seconda fase:

Una volta che l'allievo inizia a snebbiarsi la mente dai falsi preconcetti, e dalle false informazioni, inizia a provare soddisfazione per sé stesso, vede il Senpai come un amico, e inizia ad intravedere i difetti del Sensei, specialmente quando viene richiamato anche in maniera brusca del tipo:
"Tu fai questo da tanto e non l'hai ancola impalato bene! 
Col cavolo che io passale te a livello successivo!"
Per il Sensei si intrufola l'idea che se l'allievo non lo si tiene in tensione si potrebbe generare una serie di meccanismi di autovalutazione erronei, quindi è la fase in cui il Sensei vuole dimostrare di essere uno di quelli bravi e professionali, creando anche barriere emotive, e così facendo mostrando il fianco delle proprie emozioni (Morihei Ueshiba, fondatore dell'Aikido, diceva che quando si è troppo rigidi si perde l'equilibrio).

Anche in questa fase intervengono i Senpai, che questa volta prendono le difese dell'allievo, grazie a questi validi collaboratori, un bravo Sensei capisce come ritornare ad una critica equilibrata nei confronti dell'allievo, sempre e comunque tenendolo in tensione, ma facendo capire all'allievo che è sulla strada giusta.


In questa fase: Il San fa, il Sensei giudica
Emozione del San per il Sensei: Affetto, ma diventa anche critico
Emozione del Sensei per il San: Affetto, interesse, condita con un po' di preoccupazione

Terza fase:

L'allievo apprende in maniera disciplinata l'arte del Sensei, si appoggia ai Senpai per le delucidazione e usa i Senpai come cartina tornasole del proprio avanzamento, la soddisfazione per la disciplina aumenta così come l'ammirazione per i Senpai, mentre nei confronti del Sensei si insinua risentimento, a volte quasi un fastidio viscerale....

Per il Senpai la vita si fà più semplice, diventa ago della bilancia tra Sensei e San, imparando come in futuro poter anche come insegnare.

Per il Sensei è il momento più oscuro... rimane interdetto se far passare ai livelli successivi il San o farlo rimanere in quello stato, sa che se sceglie il momento sbagliato, anticipando il passaggio il suo allievo si monterà la testa, e di sicuro combinerà problemi, se invece ritarderà il passaggio rischia di stancare l'allievo, facendogli abbandonare il percorso....


In questa fase: Il San e il Sensei praticano fianco a fianco
Emozione del San per il Sensei: Disaffezione, a volte vero odio
Emozione del Sensei per il San: Rimane interdetto, sa che deve prendere l'attimo e che se sbaglia sarà un disastro


Quarta fase:

L'allievo è diventato un Senpai, il braccio destro o sinistro del Sensei, inizia a rivalutare il Sensei, comprendendo un po' alla volta i motivi del comportamento del suo maestro, l'arte e la disciplina diventano cosa di tutti i giorni.

Il nuovo Senpai quindi vive nell'arte del maestro e nella disciplina, ringraziando i vecchi Senpai che nel frattempo si sono allontanati diventando a loro volta Sensei, sa che anche lui prima o dopo sarà un Sensei, ma non ha fretta, anzi, quasi gli dispiace passare a una fase successiva.

Il Sensei in questa fase è al suo picco d'orgoglio, ha un nuovo Senpai, ha sudato venti camice per insegnargli l'arte e la disciplina, sa che ha fatto un buon lavoro, vedendo il proprio allievo che è arrivato ad un buon livello ha quasi tristezza nel sapere che la fase successiva può essere solo l'abbandono come nuovo Sensei di quell'allievo che si è dato da fare.

Osserva con attenzione il suo allievo dandogli consigli su come, un po' alla volta, imparare ad insegnare.


In questa fase: Il Senpai mostra, il Sensei osserva, i due dialogano alla pari

Emozione del Senpai per il Sensei: Perdono ed empatia per il maestro, grande rispetto
Emozione del Sensei per il Senpai: Soddisfazione e un po' di tristezza

Quinta Fase:

A questo punto il Senpai inizia a verificare e sperimentare strade che il proprio Sensei non ha avuto tempo o modo di percorrere, si confronta con il maestro come ad un fratello maggiore, nei confronti degli allievi più giovani tenta di aiutarli come può, anche a volte parlando chiaramente con il proprio Sensei.

Per il Sensei è il tempo di raccolta, si confronta con il proprio Senpai, discute con lui su come evolvere le tecniche di insegnamento, e la stessa disciplina e arte, insegna al proprio Senpai come sfruttare le doti di Sensei, capisce di non aver perso tempo.


In questa fase: Il Senpai evolve, il Sensei evolve

Emozione del Senpai per il Sensei: Riconoscenza e rispetto
Emozione del Sensei per il Senpai: Rispetto, soddisfazione e un po' di tristezza

E infine...

E infine colui che ha iniziato come allievo esce come Sensei...
E il Sensei per ogni allievo che esce, cresce, facendo crescere le proprie capacità, la propria arte, la divulgazione della propria disciplina....
Entrambi si assumono il rischio di evolvere, coscienti che a volte potrebbero essere delusi, amareggiati, o altro.

Ma non sempre...

Ma non sempre è una storia a lieto fine, ci sono allievi che fraintendono le parole e gli atti dell'insegnante, insegnanti che non insegnano, Senpai assenti.... falsi profeti e false discipline e arti... ma se una cosa interessa non ci si deve scoraggiare ma provare, provare, provare.... a volte anche provare a cambiare insegnante.... o allievi....

Per oggi questo è tutto, alla prossima settimana!

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